Chef Giovanni Montemaggiore

Ingredienti per 4 pax.

N. 1 mazzo Tenerumi di Paceco

g.    300​      Zucchina media

g.    300​      Patata di Gibellina

ml. 150​      Olio e.v.o. Valli Trapanesi

N.   3            Aglio spicchi di Nubia

g.   250        Pomodori maturi Pizzutello

g.   150        Cipolla di Partanna

g.   280        Spaghetti Poiatti

Procedimento:

fase 1) Nettare le foglie dagli arbusti, scegliendo le foglie più tenere, metterle in una bacinella con acqua da cambiare diverse volte, affinchè la terra vada tutta via(eventualmente mettere del bicarbonato lasciando qualche minuto in ammollo). Tagliare in piccoli cubetti le patate e la zucchina. Pelare i pomodori e tagliarli a filettini.Pelare e tagliare la cipolla.

Fase 2) in una capace pentola portare ad ebollizione 3 lt d’acqua circa, versare le foglie tagliate a striscioline, le patate e la cipolla dopo qualche minuto la zucchina.

A parte, in un padellino mettere uno spicchio d’aglio con olio e lasciar riscaldare, aggiungere di seguito il pomodoro e far concuocere per una decina di minuti, versando poi dentro la pentola con i tenerumi. 

Fase 3) A cottura ultimata delle foglie, toglierne un po’ asciutte e metterle da parte, aggiungere gli spaghetti rotti, salare e mescolare di tanto in tanto, dopo 7/8 minuti di cottura della pasta, in un altro padellino sul fuoco, mettere 2 spicchi d’aglio tagliato a fettine, del peperoncino in grani ed olio evo, quando l’aglio avrà preso un colorito biondo/bruno e la pasta sarà cotta, versare velocemente tutto in pentola, spegnere, attendere qualche minuto e servire. 

Dopo aver impiattato, al centro della minestra semi-asciutta, postare un po’ delle foglie messe da parte in precedenza, aggiungendo a crudo, sé gradito un filo d’olio

Servire possibilmente non troppo calda.

Curiosità:

I siciliani furono definiti: mangiatori di foglie di zucca!

La pasta sopra descritta, rappresenta un piatto povero mà gustoso che affonda le sue radici nel mondo della civiltà contadina siciliana, cultura tramandata da più di duemila anni anche attraverso i Greci, il contadino era spesso costretto a vendere le zucchine e lasciava le foglie per sé e la sua famiglia. 

Con il termine “tenerumi” i siciliani intendono le foglie delle zucchine, in particolare della varietà: zucchina lunga o zucca serpente, tipica in terra sicula,(la stessa, quando è passata di maturazione ed indurisce si candisce con lo zucchero e si utilizza per alcuni tipici dolci, specialmente a Natale) si può servire asciutta oppure brodosa.

Prima della scoperta delle Americhe, non usava mettere né le patate e nemmeno il pomodoro, in quanto in Europa non esistevano, dopo invece, divennero ingredienti che hanno migliorato il gusto di questa tipica minestra estiva che dopo tutto disintossica e purifica l’organismo.